NOSCE TE IPSUM

Quando l’uomo volse la sua osservazione all’infinitamente grande, lo scenario meraviglioso in mezzo al quale si trovava lo riempì di stupore. Ma quando egli si avvide che tutto era organizzato da una mirabile armonia di leggi e ne ebbe, col progresso, conferme sempre più precise, allora la sua anima si accostò agli incantesimi occulti di una Suprema Intelligenza inafferrabile e adorò.

L’amore per questo arcano rifulgente dell’Immenso, a cui partecipava con la sua anima in mistiche nozze di concordanza, gli rivelò corrispondenze, simboli, forze e intelligenze (scienza infusa) in uno alle quali, nel fauno animale, trasalì il divino e gli promise l’immortalità. Non era, dunque, solo, ma Uno con l’Uno-Universo, da cui nulla poteva staccarlo se non l’orgoglio e l’ignoranza. In tale stato d’animo si sentì canale di influenze cosmiche che in lui si riversavano, si umanizzavano, si incarnavano (verbum caro) e ne irradiò gli splendori in gesti di potenza, in parole di vita, in opere di transumanazione.

L’Infinitamente Grande si trasfuse in lui e egli ne conseguì intelligenza relativa alla propria natura, sbendata dai velami della sua ignoranza primordiale. Il Cielo (il celato) donò alla terra (humus-homo) un liquido sorso della sua essenza e la terra se ne imbevve avida, mescendovi se stessa come in una coppa (o coppia?) dal cui atanor l’ostia purissima dell’intelligenza si innalzò redenta e radiante, nella duplice partecipazione all’umano e al divino.

Incalzato da un pungolo sempre vivo nella sua carne, indagò, scoprì, inventò, imitò, nella sfera della sua azione, gli occulti poteri creativi e distruttivi della natura. Dall’infinitamente grande discese a se stesso e da se stesso all’infinitamente piccolo, ogni cosa trovando organizzata per uno specifico fine, donde una catena di “finalità” in marcia verso la realizzazione di se stesse, nel concerto armonico e generale della vita.

Lo studio, difatti, di ogni cosa esistente ce la rivela organizzata per la “finalità” che le è inerente e provvista dell’energia sufficiente a realizzarla. Ma finalità e energia, nonché il complesso di leggi per cui agiscono e reagiscono l’una sull’altra, rivelano un’intelligenza a ciascuna forma relativa e, pertanto, se un atomo è diverso da un altro per numero di elettroni, a seconda della materia che ha per “fine” di costruire, ciò non può essere un caso, e così per ogni forma esistente, dal micro al macrocosmo. “Ogni essere (o cosa esistente) ha vita e intelligenza relativa alla sua missione (finalità). Per una nuvola la finalità è la pioggia o acqua. Ogni essere è inesorabile ricercatore del suo fine“. Così dice il Kremmerz in un suo scritto.

Cotesta forza di finalizzazione o volontà intelligente occulta, su scala umana, prorompe difatti costante, quando nulla vi si oppone. Ma il consorzio cosiddetto civile si è costituito in maniera da contrastarla con innumerevoli fattori limitativi (educazione, ambiente, religione, cultura, ecc.) e, pertanto, essa resta variamente compressa, talora insorgendo perfino sotto forma di nevrosi caratteristiche, validamente oggi studiate dalla psicanalisi.

L’uomo come cercatore della propria finalità ne scopre i caratteri quanto più si spoglia dal trofeo storico delle sovrastrutture impostegli e quanto più si osserva negli impulsi costanti o critici nei quali si fa vivo il suo essere vero. Il metodo più drastico per raggiungere tale conoscenza è costituito da un complesso di pratiche tendenti a “isolare” dalle impressioni sensorie più gravi questo fattore recondito fino a ottenere, attraverso una forma di anestesia cosciente dell’organismo animale (Saturno) e dell’Io posticcio apprestato dai tempi (Luna) la messa in evidenza del proprio essere occulto (Mercurio-Sole). Senonché tali metodi, senza una sagace direzione, possono condurre a uno stato di labilità di coscienza, per cui si smarrisce il senso della propria identità e si cade in stati speciali di trance, di estasi, di incoscienza o di medianità, con tutta la fenomenologia correlativa, nella quale non ci si raccapezza più e, lungi dal conseguire l’illuminazione postulata, si finisce nelle case di cura.

Se si ammette, tuttavia, un processo sicuro per raggiungere la conoscenza della propria finalizzazione, analogo al processo di disintegrazione atomica (che ci offre la certezza scientifica , sul piano materiale, della possibilità dissociativa di un complesso organizzato), non è lecito supporre anche un processo altrettanto scientifico, ma reintegrativo degli aggregati esistenti, secondo una “finalità” posta dall’uomo e non dalla natura? E se possibilità di sfinalizzazione e di finalizzazione esistono sul piano fisico, perché non dovrebbe essere possibile ciò anche all’uomo per la sua redenzione in via rigorosamente scientifica?

Sarebbe dunque vero il teorema alchemico delle possibilità trasmutatorie della materia e dell’uomo? Tutto lascerebbe credere che gli antichi Saggi non hanno sognato e le risultanze delle investigazioni contemporanee ne danno conferma e preparano la mente umana a comprendere ciò che fino a oggi sembrava chimerico, ancorché resistente alla corrosione dei secoli e affermato da tutta una collana di uomini sommi, che difficilmente si potrebbero classificare tra i pazzi.

Un fenomeno, peraltro, degno di attenzione è quello che avviene in sede ipnotica fra il soggetto e il suo suggestionatore. L’ipnotizzato può sentirsi sano o malato, lucido o ubriaco, oppresso o felice, secondo che così piaccia all’ipnotizzatore. Perché? Perché il suo organismo sensoriale (Saturno-Luna) è “isolato” dalla sua volontà intelligente (Mercurio-Sole) e posto al servizio della volontà intelligente dell’ipnotizzatore. L’isolamento è dunque possibile e ciò dimostra che veramente l’uomo è fatto a immagine di Dio, cioè in tre persone distinte (il lunare è bipolarizzato; quindi: Saturno + [Luna-Mercurio] + Sole).

Originariamente distinte e, per processo di involuzione, oggi confuse ma non impossibilitate a riprendere le proprie autonomie.

Se tutto ciò non è fantasia da romanzieri, allora si può anche supporre che quanto avviene tra ipnotizzato e ipnotizzatore possa essere praticato androgenicamente e cioè da soggetto e oggetto riuniti in una stessa unità e tuttavia giunti a tal grado di separazione da consentire all’uno il comando sull’altro. Ciò varrebbe quanto a finalizzarsi e sfinalizzarsi a volontà e praticamente essere Signori di se stessi.

Coloro che giungono a conoscere la propria finalizzazione e a uniformarvisi fanno ciò che misticamente si chiama la volontà di Dio, ma quegli che riesce a portarsi più su, fino a autodeterminarsi, realizza il tipo del Dio-uomo di cui non mancano esempi che sembrano leggendari nella storia dell’umanità.

Comunque, ciò che dall’atomo all’universo è vero per ogni forma organizzata, è vero anche per l’uomo, tenute nel debito conto le analogie e le corrispondenze, perché la legge dell’IEVE è costante in alto, in basso e in mezzo, qualunque sia la trasposizione dei suoi termini. E questo mi duole di non poterlo chiarire agli impreparati e agli scettici, per cui non mi resta che dirlo a chi lo vuole credere o a chi lo capisca per scienza personale.

Pertanto, se ad imitazione della natura una finalità viene costituita (Sole) che faccia opera di maschio, coi suoi mezzi di nutrizione e di sviluppo (Luna) che fanno opera di femmina, l’energia o volontà intelligente (Mercurio) relativa al compimento del fine, inesorabilmente si manifesta nell’organo di realizzazione (Saturno). Ma il maschio e la femmina, cioè la finalità e il nutricatore, devono essere veramente, irriducibilmente, fermissimamente, assolutamente tali, perché se i poli della corrente non sono uno positivo e uno negativo la scintilla non scocca, come l’amore non divampa creativamente tra i sessi se essi non sono veramente opposti, ogni altra attrazione rientrando nelle inversioni e nella degenerazione.

Ecco perché inserirsi in una Catena come la nostra, senza essere osservantissimi dei suoi fini e delle sue regole è un perditempo sconsigliabile a chi ha altro da fare e un passatempo da vietare a chi non intende lasciarci fare.

Hahajah

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