Tutti i Filosofi ermetici sono concordi nel dire che essi hanno scritto in modo tanto incomprensibile poiché la divulgazione indiscriminata del segreto alchemico porterebbe grossi sconvolgimenti nella struttura sociale umana. Onde evitare ciò, hanno occultato i loro insegnamenti in una massa di simboli, favole, visioni e hanno usato termini spesso ingannevoli e fuorvianti per indicare gli elementi necessari alla fabbricazione della Pietra. La confusione nella mente del novizio è accresciuta dal fatto che ciascun Filosofo inventa i nomi suddetti, col risultato che lo stesso elemento viene indicato con una pletora di termini che possono riferirsi indifferentemente o allo stato in cui esso si trova in natura o a una qualsiasi delle fasi che esso deve attraversare nel corso delle varie operazioni. Raimondo Lullo non differisce dagli altri Filosofi: anch’egli, come loro, sostiene di aver detto tutto chiaramente e semplicemente, ma le sue parole sono comprensibili soltanto a chi già conosce e del resto è proprio quando i Filosofi dicono di parlare in modo chiaro e sincero che bisogna stare attenti e prendere con le pinze e col proverbiale grano di sale ciò che essi illustrano, senza mai perdere di vista ciò che molti di loro sostengono e cioè che è impossibile penetrare la ricetta della Pietra attraverso la lettura dei libri e che soltanto per grazia e illuminazione divina o per benevola disponibilità di un amico è dato di penetrare il segreto. Ci si potrebbe, dunque, chiedere perché abbiamo deciso di riprodurre questo scritto. Il motivo è che esso non abbonda di termini di chimica o metallurgia come i testi di altri Alchimisti, riduce all’essenziale l’insegnamento rendendolo lineare e non cosparge di trappole la trattazione, per cui possiamo dire che almeno in ciò Lullo ha mantenuto la sua promessa di sincerità.
Hahasiah
Benché abbiamo scritto vari libri sulle differenti operazioni della nostra Arte filosofica, questo trattatello – che è il nostro ultimo – è tuttavia il nostro preferito perché merita di essere intitolato l’Elucidazione del nostro Testamento, in quanto ciò che abbiamo veramente nascosto nel nostro Testamento e nel Codicillo con lunghi discorsi riguardo gli Scritti dei Filosofi, qui lo rendiamo chiaro in modo netto e con pochissime parole. Onde evitare di dover comporre altri libri – visto che la composizione non è e non consiste in altro che nella sottigliezza di un bello spirito nel ben coprire e nascondere la nostra Arte – ciò che è stato ampiamente dimostrato nei nostri libri esce ora dalla sua oscurità ed viene condotto in una piacevole luce, dato che neppure uno tra i Filosofi ha osato mai dedicarsi a questa impresa.
Pertanto dividiamo questo libro in sei parti, nelle quali tutto il mistero dell’Arte è illuminato da parole molto chiare nei seguenti capitoli.
Il primo tratta della materia Pietra.
Il secondo del vaso.
Il terzo del fornello.
Il quarto del fuoco.
Il quinto della cottura.
Il sesto della tintura e della moltiplicazione della Pietra.
Capitolo I – Sulla materia della Pietra
Cominciamo col far conoscere la materia della nostra Pietra. Pur avendo indicato, per via di similitudini, cose estranee al nostro Magistero, tuttavia la nostra Pietra è composta di una sola cosa trina in essenza e principio alla quale non aggiungiamo nulla di estraneo né la diminuiamo. Abbiamo così descritto tre Pietre, cioè la minerale, l’animale e la vegetale, benché non ve ne sia che una nella nostra Arte: volendo significarti, o figlio della dottrina, che questo composto contiene tre cose e cioè anima, spirito e corpo. E’ chiamato minerale perché è una miniera, animale perché ha un’anima, vegetale perché cresce ed è moltiplicato; in esso si nasconde tutto il segreto del nostro Magistero, che è il Sole, la Luna e l’acqua di vita. Quest’acqua di vita è l’anima e la vita dei corpi e per suo mezzo la nostra Pietra è vivificata; per questa ragione la chiamiamo Cielo, Quintessenza incombustibile e con altri nomi infiniti perché è pressoché incorruttibile, come lo è il Cielo nella circolazione continua del suo movimento. Così con questa chiara dimostrazione avete la materia della nostra Pietra in tutta la sua estensione.
Capitolo II – Del vaso
Abbiamo deciso di parlare adesso del nostro vaso. Voi, figli della dottrina, fate bene attenzione a questo punto per intendere il nostro sentimento e il nostro spirito.
Sebbene vi abbiamo citato parecchi generi di vasi che sono enigmaticamente descritti nei nostri libri, tuttavia la nostra opinione non è quella di servirsi di diversi vasi, ma soltanto di uno che mostreremo qui in modo visibile e sensibile; nel quale vaso la nostra Opera è compiuta dall’inizio alla fine di tutto il Magistero. Dunque il nostro vaso è così composto: vi sono due vasi uniti ai loro alambicchi, di uguale grandezza, quantità e forma nell’alto, dove il naso dell’uno entra nel ventre dell’altro, affinché sotto l’azione del calore ciò che è nell’una e nell’altra parte salga in cima al vaso e poi, per azione del freddo, scenda nel ventre. Figli della dottrina, avete la conoscenza del nostro vaso se non siete gente di testa dura.
Capitolo III – Del fornello
Parleremo ora del nostro fornello, ma sarà per noi molto fastidioso dire qui il segreto del nostro fornello che gli antichi filosofi hanno tenuto nascosto. Pur avendo noi dipinto nei nostri testi diversi fornelli, nondimeno vi dico sinceramente che noi non ci serviamo che d’un solo fornello, che è chiamato Athanor, il cui significato è di essere un fuoco immortale, perché fornisce sempre il fuoco in modo uguale e continuo in uno stesso grado, vivificando e nutrendo il nostro composto dall’inizio alla fine della nostra Pietra.
O figlio della dottrina, ascolta le nostre parole e comprendi. Il nostro fornello è composto di due parti, deve essere ben tappato in tutte le giunture del suo involucro: ecco com’è la natura di questo fornello. Il fornello sia grande o piccolo a seconda della quantità di materia, perché grande quantità di materia richiede un grande fornello e quella piccola uno piccolo; deve essere fatto a guisa di un fornello per distillare col suo coperchio e che sia ben chiuso e tappato. Quando sarà stato chiuso col suo coperchio, fate sì che vi sia una fessura nel fondo in modo che il calore del fuoco acceso possa respirare. Questa natura di fuoco richiede e impone come fornello soltanto questo e non altro e la chiusura delle giunture del nostro fornello è chiamata sigillo di Hermes perché non è conosciuta che dai Saggi e non è in nessun luogo espressa dai Filosofi; perché è conservata nella Sapienza che la tiene con comune potenza.
Capitolo IV – Del fuoco
Benché nei nostri libri abbiamo trattato perfettamente tre tipi di fuoco e cioè quello naturale, quello connaturale e quello contro natura e diverse altre maniere del nostro fuoco, nondimeno vogliamo con ciò indicarvi un fuoco composto di diverse cose ed è un grandissimo segreto arrivare alla conoscenza di questo fuoco perché non è umano ma angelico; dobbiamo rivelarvi questo dono celeste ma per timore che sia gettata su di noi la maledizione e l’esecrazione dei Filosofi, preghiamo Dio affinché il tesoro del nostro fuoco segreto non possa arrivare che tra le mani dei Saggi e non in altre. O figli della saggezza, prestate molta attenzione per bene intendere e percepire il nostro fuoco composto, il quale sarà di due cose; imparate che il Creatore di tutto ha creato due cose adatte, tra le altre, per questo fuoco, cioè il letame di cavallo e la calce viva, la cui composizione causa il nostro fuoco la cui natura è questa: prendete il ventre del cavallo, cioè una parte di letame di cavallo ben digerito e una parte di calce viva pura. Dopo aver unito queste cose, fatele imputridire insieme, mettetele nel nostro fornello e ponete nel mezzo il nostro vaso in cui è contenuta la materia della nostra Pietra, poi chiudete bene il fornello da tutte le parti. Avrete allora il fuoco divino senza luce e senza carbone che è posto nel suo fornello e non può essere diversamente, avendo tutto quanto gli è necessario. Ma questo letame e questa calce sono filosofici e si intendono della nostra materia che ha il suo fuoco interno e divino; perché il nostro fuoco artificiale è il debole calore che produce il fuoco di lampada.
Capitolo V – Della cottura
Sono esposte varie maniere di preparare la nostra Pietra nel nostro Testamento, che sono descritte nei nostri altri trattati: cioè la soluzione, la coagulazione, la fusione, la sublimazione, l’incerazione, la distillazione, la calcinazione, la separazione, l’imbibizione e la fissazione, ecc. Il significato di tutte queste operazioni non è che la cottura; pertanto nella nostra cottura tutte queste maniere di operare sono compiute, ma la natura della nostra cottura è di mettere la materia del composto secondo misura nel suo vaso, suo fornello e suo fuoco, cuocendo continuamente: in ciò consiste tutta la nostra Opera secondo i Filosofi.
Per mezzo di questa cottura lineare, all’inizio dolce e untuosa, la materia giunge alla sua perfetta maturità; il che avverrà in dieci mesi filosofici, dal principio alla fine di tutto il Magistero, senza alcun lavoro di mano. Ma noi vogliamo, mediante queste maniere e queste operazioni così descritte, farvi conoscere l’eccellenza e la sublimità della nostra Arte e come lo spirito dei Saggi l’ha occultata di un velo tenebroso, temendo che chi ne è indegno arrivi fino alla vetta della montagna del nostro segreto: persista piuttosto nel suo errore finché il Sole e la Luna siano riuniti in un globo, il che gli è impossibile fare se non per comando di Dio.
Capito VI – Della tintura e della moltiplicazione della nostra Pietra
Parleremo da ultimo della tintura e della moltiplicazione, fine e compimento di tutto il Magistero. Abbiamo mostrato nei nostri altri testi parecchie specie e maniere della proiezione della nostra tintura; ma poiché la nostra tintura non si differenzia dalla moltiplicazione, non essendo possibile fare l’una senza l’altra, è necessario che la nostra Pietra sia prima tinta e quando è tinta la sua quantità è moltiplicata; così essa è tinta per mezzo della nostra Pietra moltiplicata bianca o rossa. O figli della sapienza, respingete le tenebre e le oscurità del vostro spirito per comprendere il segreto dei segreti che nei nostri libri è stato nascosto con mirabile industria, segreto che qui esce da un abisso e appare alla luce. Udite e intendete: dato che la nostra moltiplicazione non è altro che la ripetizione del composto della nostra Opera prima composta; perché nella prima ripetizione una parte della nostra Pietra tinge tre parti del corpo imperfetto e in altrettante parti è moltiplicata e cresce in quantità. Nella seconda ripetizione una parte ne tinge sette, nella terza una parte ne tinge quindici, nella quarta ripetizione una parte ne tinge trentuno, nella quinta una parte ne tinge sessantatrè e nella sesta ripetizione una parte ne tinge centoventisette e sempre essa è moltiplicata e aumentata in altrettante parti, così procedendo all’infinito.
Ecco, figli della dottrina, come i nostri scritti, che finora erano stati nascosti sotto parabole, sono rivelati. Noi li chiariamo contro il precetto dei Filosofi, ma vogliamo ben scusarci ai loro rimbrotti e rimproveri per non cadere, col permesso divino, nella loro esecrazione e maledizione. Pertanto, poniamo le parole di questo trattatello nella custodia di Dio Onnipotente, Lui che dà tutta la scienza e ogni dono perfetto a chi vuole e toglie a chi gli piace, affinché esse siano rimesse alla potenza della sua divinità così che non permetta siano comprese dagli empi e dai malvagi.
O figli della dottrina ringraziate ora Dio che con la sua divina illuminazione apre e chiude l’intelletto umano e che il Santo Nome di Dio sia benedetto in tutti i secoli dei secoli. Così sia.