AI DISCEPOLI DI ERMETE

Quando, da giovane studente universitario, ebbi la fortuna di imbattermi nell’Alchimia, tra i primi scritti che lessi c’è il commento di Hahaiah alla Tavola di Smeraldo. All’epoca rimasi molto sorpreso dalla frase conclusiva, che riporto integralmente:

Non mi resterebbe, se ne avessi qualche speranza, che ripetere col “sempre presente” J. M. Kremmerz: “Una sola cosa desidero: che gli studiosi di ermetismo magico, italiani, non si separino, non si dividano, non si combattano tra di loro in aride polemiche, ma come FIGLI DELLA GRANDE ARTE si tengano stretti intorno al punto criticissimo della ricerca per la scienza più umana che l’uomo sia mai audacemente pervenuto a possedere”. Ma io non ho questa speranza.

Questa frase, all’epoca, mi colpì profondamente: non riuscivo a credere che chi aveva praticato la Grande Arte potesse nutrire invidia, astio o simili sentimenti nei confronti di coloro che percorrono la stessa strada. Le vicissitudini di cui fui successivamente testimone, nel corso di oltre quarant’anni di operatività, mi fecero ricredere. In questo periodo ho avuto occasione di assistere a tante piccole meschinità da parte di chi si dice iniziato, di chi vuole dire la sua anche se non ne è all’altezza, di chi ritiene di aver trovato la parola perduta e vuole usare la sua conoscenza, o forse è meglio dire pseudo-conoscenza, al fine di prevalere sul suo simile, di mettersi a capo di un ristretto numero di persone, in altre parole, come amava dire Lehaiah, di mettersi il “pennacchio”. Ma dove sono finiti l’amore e l’umiltà del Filalete quando diceva: “Io conosco molti che posseggono questo secreto e sono certo che ve ne sono molti di più, l’amicizia dei quali spero di raggiungere presto. Faccia la volontà di Dio ciò che le piace; io mi confesso indegno di operare tali cose“? Sono state dunque dimenticate le parole con le quali il Fulcanelli chiude la sua stupenda opera Il Mistero delle Cattedrali: “Quando il successo avrà consacrato tanti anni laboriosi, quando i suoi desideri saranno esauditi, il Saggio, disprezzando le vanità di questo mondo, si accosterà agli umili, ai diseredati, a tutti coloro che lavorano, soffrono, lottano, si disperano e piangono quaggiù. Discepolo anonimo e muto della Natura eterna, apostolo dell’eterna Carità, resterà fedele al suo voto di silenzio. Nella Scienza, nel Bene, l’Adepto deve, per sempre, TACERE.”

Giuliano Kremmerz decise di non tacere e fu da molti criticato per essere andato incontro agli inferi volgarizzando le dottrine magiche rendendole così accessibili a un maggior numero di persone in ciò dimostrando grande amore per il proprio simile. Se egli si fosse isolato per determinare realizzazioni a suo personale vantaggio, se si fosse estraniato dal mondo profano per il sacro egoistico ascenso, avrebbe evitato le noie e i dispiaceri cui volontariamente andò incontro, ma allora noi lo avremmo ignorato, come ignoriamo i tanti che lo hanno criticato, e sconosciuta sarebbe rimasta la via che con i suoi insegnamenti si è degnato additarci, guidandoci benevolmente nei primi incerti passi dell’aspro sentiero, e se è vero che la via alchemica è una strada che va percorsa in solitario, è pur vero che il confronto, lo scambio di idee e di esperienze non può che essere proficuo anche a chi, avendo operato, ha o ritiene di aver raggiunto il suo obiettivo di evoluzione in questa vita. L’unione porta sempre dei frutti, altrimenti non si spiegherebbe perché le persone con un’identica fede religiosa si aggregano in chiese o sette, coloro che hanno identiche idee sulla società umana fondano partiti, i lavoratori si uniscono in sindacati; ma se per queste organizzazioni è necessaria la presenza di un capo, di un eroe, che coagula e indirizza le forze e le aspirazioni comuni, per gli ermetisti ciò non è indispensabile ma, forse, soltanto auspicabile.

Il mio appello ai discepoli di Ermete si riduce a questo: teniamoci in contatto; non disperdiamo le nostre forze; non facciamo sterili polemiche; non tentiamo di prevaricare; vestiamoci di umiltà e amore verso coloro che cercano una strada e stentano a trovarla. Con questo obiettivo è nata l’iniziativa che noi, pochi esseri volenterosi, abbiamo intrapreso e preghiamo affinché ci sia data la forza di continuare. Chi sente di essere debitore nei confronti di colui che lo iniziò a questa strada si faccia avanti, ci aiuti a soccorrere coloro che sono ancora alla ricerca della via e sperano che una mano generosa si tenda verso di loro.

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